martedì 1 aprile 2014

M.C.ESCHER AL FILATOIO CARAGLIO






Maurits Cornelis Escher è probabilmente uno degli artisti più riconoscibili. Chiunque trovandosi di fronte alle famose scale che si intrecciano sovvertendo la prospettiva o alle "mani che disegnano" lo riconoscerebbe.
Eppure questa mostra mi ha sorpreso, sia per la quantità considerevole di opere, sia per la capacità di comunicare l'Escher matematico, profondo conoscitore ed esploratore della geometria e di alcuni teoremi e formule a me ovviamente sconosciuti. Insomma, ho provato a leggere e a seguire i pannelli che svelavano cosa c'era dietro ai meravigliosi "pattern escheriani", ma con scarsissimo successo...Mi sono rassegnata alla mia inesorabile ignoranza matematica e mi sono goduta la mostra.
Ma non è possibile comunque ignorare come Escher giocò con le simmetrie, le traslazioni e tassellature applicandole alle figure geometriche e creando animali e fantasie meravigliose, in perenne mutazione (come nell'opera Metamorphose in cui dalla semplice scritta incrociata nascono scacchiere, animali, insetti e figure geometriche complesse). 






Il bestiario di Escher mi fa venire in mente quello medievale. Inquietante e quasi mostruoso, ma affascinante e onirico. C'è qualcosa di cinquecentesco in alcuni suoi lavori, ciò che si poteva trovare per esempio nella stanza delle meraviglie di un collezionista dell'epoca, un vero "gabinetto delle curiosità". Quel naturalismo enciclopedico dei "naturalia et mirabilia" che si trovavano in mezza Europa nel 600. Insomma, il concetto è che Escher è un profondo conoscitore anche della storia dell'arte, delle varie tecniche d' incisione, compresa la xilografia su legno  - che è poi la sua preferita - e ogni tanto svela un' eco giapponese nelle fattezze di certi suoi alberi delicati e geometrici.







Il rigore e il ritmo di una sua stampe è uno spartito di Bach: migliaia di note perfettamente scandite dal metronomo, non conoscono disordine, né casualità o improvvisazione ma solo armonia e matematica.

Nella prima parte della sua vita soggiornò molto in Italia e i viaggi nella nostra penisola lo ispirarono moltissimo: raffigurò tantissimi paesi arroccati con una precisione estrema del tratto, dall'atmosfera fiabesca e quasi surreale. La Spagna poi fu fondamentale: i mosaici arabi aprirono definitamente il mondo delle simmetrie e delle ripetizioni delle figure a Escher. Lui voleva costruire però delle tassellazioni e dei mosaici con delle figure animate, non con semplici motivi. Pesci, uccelli, cani, cavalli. Questo gli interessava.






Quindi, incredibilmente, quest'arte incredibilmente bella deriva dall'algoritmo. Da formule ben precise.
Ma quest'uomo doveva essere di animo davvero sensibile e doveva avere molto senso dell'umorismo. “I miei uccellini, pesciolini e ranocchi non si possono descrivere: vogliono solamente essere considerati, chiedono una modalità di pensiero che ho scoperto appartenere solo a poche persone. È un genere di filosofia spicciola che non ha nulla a che fare con la letteratura, un piacere nel disporre le forme e nel dare un significato a ciascuna parte del piano. Ha molto più a che fare con la musica che con la letteratura”.







E' stato bello leggere quest'altra citazione: “Mi piacerebbe molto esprimere la mia mania per la metamorfosi e per l’associazione in un film animato; sono convinto che in futuro il film animato diventerà un’espressione artistica di grande valore... Spesso sogno il film che vorrei fare; quale sorprendente metamorfosi si potrebbe allora osservare!”.

In mostra c'è proprio questo: il film animato della "Metamorphose", l'insieme di più fogli stampati che creano la continuità nella trasformazione: in effetti, rende davvero bene l'idea, Escher aveva ragione.






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