giovedì 30 gennaio 2014

HOLIDAY EXHIBITION PART 2

Ci sono luoghi che sono belli e basta. Uno di questi per me è il Forte di Bard. Mi piace tutto del forte: la sua ristrutturazione che ha mantenuto la linea pulita e asciutta di un edificio militare, il suo stagliarsi improvvisamente sulla tua visuale mentre arrivi al suo cospetto, l'ascensore trasparente che ti porta su e ti da un bel colpo d'occhio sul borgo di Bard. E poi - saranno cose di poca importanza? - (no, assolutamente) il suo caffè-ristorante e il suo book-shop, il fatto che si possa prenotare una notte e dormire nel forte, il suo cortile interno, arioso e luminoso...Insomma, ci sono moltissimi motivi per cui amo andare a vedere una mostra in questa location.
Questa volta una mia carissima amica artista che vive lì vicino mi ha confezionato una giornata con i fiocchi per le vacanze di Natale. Mattino: mostra di Depero al museo archeologico di Aosta (una bella scoperta, non c'ero mai stata!; pomeriggio: al Forte di Bard a visitare la mostra di foto-giornalismo "Magnum Contact Sheets"e per concludere il programma, una favolosa cena al'Hotel AD Gallias!
Cosa chiedere di più?







La mostra di Fortunato Depero ospitata al museo di Aosta è nata in collaborazione con il Mart di Rovereto. 
C'erano i dipinti e le tarsie, ma anche gli arazzi! Non li avevo mai visti. Più di 100 pezzi esposti per un percorso variegato, a tratti divertente.
La cosa che ho apprezzato di questo allestimento è stata infatti, l'alternanza di sale più "classiche" dal punto di vista del set up, ad altre molto "pubblicitarie" come quella il cui pavimento era interamente coperto da grosse bottiglie di Campari. In fondo lo stile di Depero è inconfondibilmente legato a certe grafiche che fanno parte del nostro immaginario "artistico". Ha cioè trasformato un'immagine pubblicitaria, fine alla reclamizzazione di un prodotto, in un'opera d'arte volta a celebrare il prodotto stesso. Passo successivo: icona.
E poi le copertine di Vogue e di Vanity Fair...uno spettacolo!
Dal Futurismo con il suo manifesto ridondante ma disciplinato, alla "lezione americana".








Il Forte di Bard dicevo, ospitava la mostra fotografica "Magnum contact sheets", un'intenso, drammatico e straziante viaggio attraverso più di 70 anni di fotografia.
Una coproduzione con - niente poco di meno - l' agenzia fotografica Magnum Photos.




Nomi altisonanti, scatti storici...Insomma, una mostra imponente che non può assolutamente lasciare indifferente. Lo sbarco in Normandia di Robert Capa, il Mai '68 di Parigi di Bruno Barbey, Paul Fusco con i funerali di Kennedy...E poi tutte quelle immagini sconvolgenti che ti sbattono in faccia le umane atrocità, dagli eventi più eclatanti alle piccole realtà, scovate e documentate da chi ha consacrato la vita alla fotografia.


Che Guevara - René Burri


Bruno Barbey - Mai '68


Robert Capa - sbarco in Normadia


Un consiglio davvero spassionato per chi andasse al Forte e volesse fermarsi poi a cenare o a prendere un aperitivo...L'hotel AD Gallias è molto bello, si mangia benissimo e anche vegano. La vista sul Forte da qui è suggestiva e proprio a fianco c'è una meravigliosa enoteca, che fa parte della stessa struttura,dove bere un bicchiere di vino in un ambiente curato nei minimi dettagli con soffitti bassi con le travi a vista e un intervento contemporaneo nient'affatto male!






mercoledì 8 gennaio 2014

HOLIDAY EXHIBITION PART 1: Edvard MUNCH a Palazzo Ducale, Genova


La galleria in questi giorni è a riposo. La gallerista è andata a spasso per mostre e questa volta, sarà il periodo, sarà la compagnia, le ha davvero apprezzate.
Cosa dovrebbe avere una mostra per essere bella, interessante e soddisfacente? Non basta il nome altisonante, no davvero, non pensate?
Dovrebbe esserci qualcosa di speciale, un'atmosfera che sia in sintonia con l'animo profondo del nostro artista. E poi dovrebbe stupirci, destarci dalla monotonia di certi allestimenti, darci informazioni nuove, proporci accostamenti strabilianti. A volte il luogo, il museo in cui è presentata fanno la differenza.
Una mostra curata in un museo piccolo e insolito, per esempio, rende tutto intimo e piacevole.
Un grande museo, imponente, celebre, importante, ci fa sentire parte della storia e vivi nella nostra contemporaneità.






Edvard MUNCH al Palazzo Ducale di Genova: un fascino troppo grande, non si dovrebbe mai mancare a certi appuntamenti. Quell'artista che ha confessato il suo "malessere" interiore attraverso la pittura, che tanto ha detto sull'esistenza umana e la sua inquietudine, che esponeva i suoi stessi quadri alle intemperie, alla neve e alle tempeste, viene qui raccontato in modo toccante. Non c'è "l'Urlo" - no gente - manca il dipinto più celebre di Munch! Ed è chiaramente voluto (almeno credo...). Perché qui non si tratta solo di quell'artista divenuto celebre per la smorfia spaventosa di quel volto urlante, non si parla solo di esistenzialismo e simbolismo. Qui si preferisce dare un'immagine umana e quotidiana di quell'artista che comunicava il male di vivere anche dipingendo una scena familiare o una dimora immersa nella campagna norvegese. 










Ecco come spesso un'assenza è meglio di un' ingombrante presenza.

Ma nel caso proprio vi manchi "l'Urlo", ci pensa Warhol. Le linee ridondanti, le onde risuonanti di Munch, marcate dal segno pop inconfondibile di Andy: riproducibilità in serie anche dello spaventoso e disperato grido.




Nella prossima parte: Fortunato DEPERO al MAR di Aosta e la Magnum Contact Sheets al Forte di Bard.