L'idea è quella di accompagnare chi legge alla scoperta di un'artista, non solo attraverso testi critici o immagini, ma anche seguendo un po' la sua storia, la sua crescita personale e la sua "evoluzione".
Poi, per conoscere Martha Nieuwenhuijs c'è sempre il finissage di domenica 5 ottobre in galleria.
Da piccola percorreva quasi quotidianamente i lunghi viali dello zoo e andava a fare visita agli elefanti, alle giraffe, insomma, la sua infanzia non è fatta solo di gattini o cuccioli di cane. Quegli stessi animali esotici che sicuramente avevano scosso la fantasia e l'animo di una bimba di Amsterdam, oggi tornano a trovarla attraverso le sue sue tele in cui trovano posto insieme alle delicate figure femminili, spesso presenti nei dipinti in atteggiamento sognante o assorto.
Ed ecco “Ho sognato elefanti”, un'opera che ci dice molto riguardo al suo approccio alla pittura.
Incantevole, in cui i grossi e ingombranti animali sembrano lievi e soffici e cullano la signora addormentata facendo attenzione a non svegliarla.
"Per dipingere l'animale si deve non solo vederlo con l'occhio della mente, ma anche toccarlo, passargli le mani sui fianchi, reagire al tocco della sua pelle ruvida o setosa, sentire la sua enorme mole, fremere all'unisono col brivido nervoso che percorre i suoi tendini e provare il calore o la freschezza della sua carne." Tratta da "Dipingere è amare ancora" - Henry Miller
Henry Miller con questa sua frase, esprime un concetto a cui Martha ha aderito in pieno, inconsapevolmente. Ha fatto sue queste parole proprio perché la sua arte attinge all'esperienza personale, tattile, visiva, olfattiva.
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