“Daniela
Evangelisti è un'artista dalla prorompente carica creativa;
un'energia pura che la guida e la porta a trasformare un materiale
grezzo, antico, umile e quotidiano, in arte.
Attraverso
le sue mani, tele di lino ruvido che il tempo ha inesorabilmente
segnato con la sua patina affascinante, prendono vita, ci raccontano
di mondi, evocano qualcosa di difficilmente afferrabile ma di potente
e immediato.
In
ogni lavoro i pieni e i vuoti dialogano magicamente in un equilibrio
perfetto. C'è il materiale, con la sua trama, la sua tinta, la sua
imperfezione, che è sfacciatamente protagonista: e poi c'è la
delicatezza e l'apparente fragilità dei pizzi, dei sangalli e
dell'organza che stabiliscono un rapporto simbiotico con il filo, il
punto e il ricamo, quasi speculare.
Il
punto semplice è usato dall'artista per tracciare linee con l'ago:
linee che seguono i profili delle forme e delimitano spazi.
Queste
tele dall'apparente staticità sono più che eloquenti e paiono
slegate da ogni tipo di schema o canone estetico convenzionale.
«Naître
du matériau [...] se nourrir des inscriptions, des tracés
instinctifs»
(nascere dal materiale, nutrirsi delle iscrizioni, delle disposizioni
istintive), scriveva Dubuffet a proposito di un'arte
straordinariamente impulsiva, l'Art Brut.
E
se le stoffe grezze ci rimandano a Pinot Galizio e alla tela
industriale dipinta e venduta al metro, qui siamo agli antipodi: il
lino è quello artigianale tessuto a mano, magari più di un secolo
fa. A “ingannarci” è proprio quello stesso utilizzo di materiali
quotidiani e “poveri”.
In
realtà ogni opera della Evangelisti è un piccolo, prezioso mondo,
antico solo “nel mezzo”, ma incredibilmente contemporaneo sotto
ogni altro aspetto. In special modo nella capacità di delineare con
pochi tratti un universo della percezione.
Sara Merlino
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